FMI, l’ammissione di colpa
Il Fondo Monetario Internazionale ha ammesso, in maniera involontaria, che il primo piano di salvataggio, concesso alla Grecia nel 2010, è stato inficiato da una serie di errori che si sarebbero potuti non commettere. Il documento, bollato come “strettamente confidenziale” è arrivato nelle mani del Wall Street Journal.
L’aspetto più importante che è stato sottovalutato dal FMI è stato relativo agli effetti collaterali dell’austerità nel paese ellenico, tra cui il boom della disoccupazione (soprattutto giovanile) è stata forse la maggior evidenza.
L’aiuto concesso ad Atene nel 2010 ha avuto, come obiettivo primario, quello di pensare all’Europa e solo poi al paese greco. Quello che si voleva evitare, praticamente, era un effetto domino che avrebbe potuto paralizzare l’economia europea, prima, e mondiale, poi. Al Fondo Economico, l’aiuto concesso alla Grecia è costato ben 47 miliardi di dollari, il più grande in assoluto se paragonato con il paese e il suo valore economico. Il documento, che ricordiamo sarebbe dovuto rimanere confidenziale, mette in evidenza come, nonostante le parole di facciata del numero uno del FMI, Christine Lagarde, le incertezze legate alla concessione di tale denaro erano talmente grandi che anche lo staff del fondo stesso era incapace di valutare se il debito pubblico ellenico fosse, o meno, sostenibile.
Un’altra delle ammissioni del fondo è stata quella di essere stata eccessivamente ottimista sulla capacità della Grecia di poter tornare al mercato dei capitali. Una delle maggiori critiche rivolte dal FMI al paese del Mediterraneo, inoltre, è quello di aver dato via alla ristrutturazione troppo tardi, cioè ben 2 anni dopo la concessione del primo salvataggio da 110 miliardi di euro. Se la ristrutturazione fosse arrivata prima, gran parte dei problemi che stiamo vivendo oggi non ci sarebbero stati, anche perché il costo sui contribuenti europei sarebbe stato inferiore.
La verità che emerge è che la Grecia sta pagando molto durante sia per i suoi ritardi, che per gli errori di valutazione del Fondo stesso.